Indirizzo: Viale dello Splendore, 122 - 64021, Giulianova (TE)
Modalità di Accesso
Viale dello Splendore,112 - 64021, Giulianova (TE)
Ulteriori informazioni
La fondazione del Santuario Maria SS. dello Splendore, nel 1907 annoverato tra i più celebri santuari italiani ed ancora oggi meta di numerosi pellegrinaggi, viene tradizionalmente collegata alla miracolosa apparizione della Vergine, cinta da accecante luce e assisa su un ulivo, ai piedi del quale scaturì una sorgente d’acqua, ad un taglialegna di nome Bertolino, originario del vicino villaggio di Cologna. Sul luogo dell’evento, secondo una cronaca seicentesca avvenuto il 22 aprile 1557 ma certamente risalente alla fine del Quattrocento in concomitanza con la fondazione della città di Giulia, venne inizialmente edificata un’edicola, quindi una chiesa affidata ai monaci Celestini, che eressero un monastero di cui si fa menzione in un documento d’archivio già nel 1523, smentendo quindi l’anno indicato come quello del miracolo.
Originariamente grancia di S. Onofrio di Campli, il monastero evitò la soppressione innocenziana del 1652 grazie all’autorevole intervento del duca Giosia III Acquaviva d’Aragona, fervido patrocinatore del culto mariano, il quale ottenne la sua erezione in priorato e, nel 1656, il riconoscimento giuridico, con la cessione a favore della comunità monastica di vasti appezzamenti di terreno, masserie e di cospicue rendite in denaro.
Prendono avvio in questo periodo le modificazioni, volute da Giosia III e proseguite con il figlio Giovan Girolamo II, sull’originario organismo architettonico della chiesa. Oltre all’ampliamento dell’unico vano, venne rialzato il tetto, con volte a cielo di carrozza e controvele, e si mise mano alla facciata, terminante con un timpano con cornicione sui lati spioventi, cui venne aggiunto, sul fronte, un portichetto costituito da due archi laterali e tre anteriori. Pure alla munificenza dei due duchi e delle rispettive consorti, Francesca Caracciolo ed Eleonora Spinelli, si devono il tabernacolo dell’altare maggiore, due superbi paliotti, arredi sacri di squisito gusto artistico e una cortina di damasco finemente ricamata in oro zecchino, ancora presente negli anni Trenta dello scorso secolo e in seguito trafugata.
Soppresso con decreto del 13 febbraio 1807, il monastero dei Celestini, dopo reiterate istanze da parte della popolazione, nel 1847 verrà assegnato ai Padri Cappuccini, tuttora presenti, incaricati della custodia del culto mariano. Si deve ai religiosi l’innalzamento, intorno al 1857, della torre campanaria con la cuspide ad otto vele diritte, dal 1914 inglobata in due piani dell’attiguo e ora fatiscente ex ospedale, la costruzione dell’ampia Sacrestia, sostituitasi alla precedente ormai inadatta, e i lavori che, oltre a consentire la realizzazione, a partire dal 1927, dell’attuale convento, hanno modificato, dal 1937 al 1959, la chiesa, ulteriormente ampliata e dotata nel 1946 di un nuovo Altare maggiore.
Nell’edificio sacro, a croce greca e decorato con grandi pitture murali eseguite nel 1954 su progetto di P. Giovanni Lerario da Alfonso Tentarelli, si conserva una statua lignea dipinta e dorata della Madonna con il Bambino benedicente, di autore ignoto e risalente al XV secolo, probabilmente qui trasferita dalla chiesa madre della città. Dagli anni ’50 dello scorso secolo la statua è inserita in una raggiera, simbolo della luce divina, posta sopra un tronco di albero rievocante l’ulivo su cui apparve per la prima volta. Vicino al tronco, dalle cui radici sgorga l’acqua benedetta, vi è la statua del veggente Bertolino in atto di meraviglia.
Notevole, nell’adiacente sacrestia, è la pala cinquecentesca, raffigurante la Vergine con il Bambino in gloria e i santi Pietro, Paolo, Dorotea e Francesco, opera del Veronese. Pure nella sacrestia è il bel tabernacolo ligneo, con inserti d’ebano, realizzato tra il 1720 e il 1723 e attribuito ai maestri “marangoni”, cioè gli ebanisti cappuccini, fra Serafino da Nembro, fra Michele della Petrella e fra Stefano da Chieti. Del pittore Giacomo Farelli sono i seicenteschi quadri ad olio su tela presenti nel coro rappresentanti l’Immacolata concezione, l’Annunciazione dell’Angelo a Maria, la Natività di Gesù e l’Assunzione di Maria al cielo. Gli interventi di recupero e valorizzazione avviati a partire dal 1986, oltre ad aver interessato la facciata della chiesa, riportata al nudo mattone, e condotto alla realizzazione di un nuovo portico adornato di mosaici, hanno permesso il ripristino, nel chiostro, dell’antico bagno. L’acqua della polla sorgiva, creatasi a seguito dell’apparizione miracolosa e situata sotto l’altare maggiore della chiesa, mediante apposita canalizzazione viene raccolta in apposite vasche e in una piccola piscina realizzate sotto un porticato in travertino: l’ambiente è stato impreziosito con mosaici policromi raffiguranti scene del Nuovo e del Vecchio testamento e con artistici bassorilievi in marmo.
Notevole, poi, è la monumentale Via Crucis collocata lungo la ripida e panoramica via Retta o Bertolino: le grandi statue di bronzo, sistemate su ampie piazzole, sono opera dello scultore Ubaldo Ferretti, allievo di Pericle Fazzini.